mercoledì 3 settembre 2008

Il peggior nemico dell'uomo: la donna americana

Quando vivevo in Italia e venivo (spesso) in America ho sempre associato la donna americana media alla signora Secondo.
Per chi non fosse pratico di Bresso e dei suoi abitanti, la signora Secondo era una piemontese sui 40 anni, sempre impeccabilmente vestita e che invece di truccarsi si stuccava. Nel senso che tendeva a depositare sul viso uno spessore di materiale coprente che nascondeva le sue vere fattezze. La signora Secondo era famosa per come trattava male il marito, cosa di cui si bullava con le amiche ( e mia madre era una di queste). Credo avesse insegnato al marito diversi trucchetti incluso il portare il giornale. Nessuno ha mai saputo il nome da signorino del signor Secondo.
La donna americana prende ed usa invariabilmente il cognome del marito, privilegio che gli fara' pagare sanguinosamente in seguito. E gia' perche' la donna americana ha manie di grandezza, persegue con determinazione la teoria superfemminista e della conseguente ricerca della perfezione. Ne ha tutte le caratteristiche; si fa impiantare palle di gomma al posto delle tette (qui in California sono obbligatorie dai 17 anni), si fa secca ma rifinita, si inguaina per esaltare quanto e' magra e sottolineare la pressione di esercizio scelta per le tette.
Si puo' anche capire perche' una ridotta cosi' sia velenosa, ma perche' prendersela con il marito?
Gia' perche la pazza in piena furia esteto iconoclasta ricerchera' la perfezione anche nel marito. Dovra' essere Bello e che mangi bene. Che guadagni tanti soldi e che badi alla prole quando la signora andra' tre volte a settimana al corso di Pilates. E che naturalmente le conceda i suoi spazi. Recentemente un amico che credevo salutista californiano, mi ha confessato che fuma come un camino in realta' ma di nascosto dalla ien..ops dalla moglie. E lui ha 44 anni e dirige una banca!

"....Prendila te la signorina Rambo che s'innamori di te 'sta specie di canguro"

Voster semper Voster

6 commenti:

  1. Che ridere!!!!
    Pero' dovresti venire dalle mie parti e ti ricrederesti sulla donna "americana".. quella che descrivi e' la donna "californiana".. qui da me tante sono sovrappeso (per non dire obesissime), sdentate, tatuate e con le tette finte lo stesso!!
    Roba da chiodi!!

    ciao!

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  2. Come Nat, hai fatto il ritratto della donna Californiana, non solo, ma quella benestante che o abita in Silicon Valley o a Brentwood!!
    Le tette rifatte pensavo fosse stata una delle poche mode lanciate in Italia e arrivata poi da queste parti... NO???!!??? Cacchiolina, su qualsiasi canale italiano, la presentatrice/valletta/ballerina ha da anni due bean bags al posto di cio' che natura le aveva donato! Invece dell'impianto, dovrebbero farsi il trapianto, quello cerebrale!)

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  3. Nat
    Verissimo. Era un ritratto della donna californiana e forse new yorkese.

    Moky
    Non so se e' nato prima l'uomo (le tette in California ) o la gallina (la valletta)

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  4. ecco, questo sembra tanto un deterrente al trasloco in CA ... o forse è solo un suggerimento a portarsi "la roba da casa"? :-D

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  5. Ma non e' secondo te indice del fatto che comunque in USA, in ogni campo, fanno tutto "alla massima potenza"?
    Qui si dice "a cazzo duro" , "all in".
    Nell'economia hanno spinto come matti, infatti adesso si vede che bei casini.
    Mi sembra quindi ovvio per la "land of opportunity", una terra che aveva cosa? gli indiani e zero storia pre Cristoforo Colombo: si da' il massimo , si pretende il massimo.
    Le bamboline di plastica di Baywatch, denti perfetti, tettone, slim fits, capelli perfettamente morbidi....
    Non le ha mica inventate berlusconi! Siamo tutti vittima del "to the maximum power level" americano.
    Ci sono lati positivi in questo, aziende dell'IT non sarebbero mai nate in altri ambienti, la ricerca non sarebbe cosi' avanti senza questa mentalita' "maxixum power".
    Guarda le pornostar: sono macchine da sesso, la concretizzazione delle fantasie.

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  6. Meglio una donna che cura la sua estetica che le obese italiane...

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