La domenica lo si poteva trovare invariabilmente alla messa delle 11 del mattino. Tornando a casa, elegante ed azzimato con il suo capello di feltro in testa, si fermava puntualmente nella pasticceria Adele, dove acquistava pastarelle e rosolio con cui terminava il pranzo domenicale dei Suppa.
Il pranzo della Domenica vedeva immancabilmente invitati i suoceri e la cognata zitella Melania.
Terminato il pranzo, il Suppa congedava il parentado e si ritirava nel salotto buono. Restato solo finalmente, si sbottonava i pesanti pantaloni di gabardin e si metteva seduto comodo sulla sua poltrona preferita. Qui si accendeva un mezzo toscano, e sintonizzata la radio sulle partite di pallone inforcava gli occhiali e con un lapis in mano annotava i risultati sulla minuta della schedina Sisal.
Il signor Suppa mori' d'infarto un pomeriggio di una domenica del maggio 1962. Naturalmente lo trovarono seduto in poltrona con gli occhiali ed un lapis smozzicato tra le dita.
Ieri le sue ossa sono state estratte dalla sua bara e deposte nell'ossario del cimitero di Ovada. Non era presente nessun parente.
Nessuno piu' ricorda il signor Suppa.
Voster semper Voster
sempre più Raymond Carver...
RispondiEliminaSe non fosse per il sigaro, sembrava la descrizione di mio nonno. Anche lui non c'e' più.
RispondiEliminaNon vorrei sembrare troppo neagiva ma, a volte penso che tra tantissimi ma proprio tantissiiiiiiiiiimi anni, potrebbe accadere anche ad alcuni di noi l'ultima parte del tuo post...
RispondiEliminaBene! Dopo una toccatina al ferro, penso che oggi il signor Suppa sia felice perche', anche se nessuno era li' materialemente, grazie al tuo post, tanti oggi hanno pensato a lui.
Ele
Mi incuriosisce, da alessandrino, la citazione del cimitero di Ovada...
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