martedì 16 dicembre 2008

Uno dei luoghi comuni italiani - La fuga dei cervelli Italiani all'estero

Leggo qui sul corriere che un gruppo di deputati pasticcioni intende dare uno sconticino fiscale alle aziende che assumono italiani che hanno lavorato all'estero con lo scopo di far tornare in Italia i "cervelli". Li definisco pasticcioni perche' secondo loro un "cervello" e' interessante solo se ha meno di 40 anni e vuole tornare (soprattutto) in meridione. A fare che non si sa bene, forse a piantare carciofi.
I "cervelli" fuggiti in massa verso l'estero sono uno dei tanti luoghi comuni con cui sono cresciuto , che vado ad elencare :
- Gli arbitri italiani sono i migliori del mondo (Moggiopoli)
- Come si mangia in Italia non si mangia da nessuna parte (le guide internazionali sui ristoranti non concordano)
- I piloti sono i migliori del mondo (vedi Cocciolone nella guerra del golfo)
- L'Italia e' il paese piu' bello del mondo (pensate che ci sono pazzi che vanno in Polinesia e non a Fratta Maggiore)
- Le donne italiane sono le piu' belle del mondo (forse questo e' meno falso del resto)
e potrei continuare.
E poi la fuga dei cervelli. Per carita', come ogni paese mediamente scolarizzato, esiste un certo numero di ricercatori che vanno all'estero a studiare od insegnare e manager che lavorano all'estero. Ma io tutti questi italiani nelle universita' o nei centri di ricerca non li vedo. Ed esulto ogni volta che mi capita di interagire con un manager italiano in America.
Sara' la mia prospettiva che mi inganna, ma io in Silicon Valley di "cervelli" vedo indiani e cinesi a milioni, ed un sacco di francesi. All'universita' dove sto facendo il master non ho visto un solo ricercatore italiano mentre ne ho visti di altri paesi europei (spagnoli e francesi in testa).
Niente contro Fratta Maggiore, ci mancherebbe, ma non ci andrei a piantarci carciofi nemmeno con lo sconto fiscale.
Voster semper Voster

6 commenti:

  1. Penso che sia anche una questione di proporzioni... l'Italia e' un paese "piccolo" e i cervelli italiani (whatever that might mean) sono una minoranza minore (?) che si sperde, si diluisce in un paese cosi' grande... poi secondo me i veri cervelli che fuggono qui sono quelli asiatici, tra l'altro abituati a lavorare sodo... quelli italiani sono (sto generalizzando troppo, lo so) molto viziati in confronto...

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  2. Moky,
    La questione per me e' molto piu' semplice. La fuga dei cervelli non esiste. Perche' non ci sono cervelli da esportare. Le nostre universita' sono sconosciute all'estero, quindi non e' che ci sia la fila ad accaparrarsi i nostri PHD.
    Io esco dal Politecnico di Milano, e nessuno lo conosce qui. Ma tutti conoscono gli Istituti di Tecnologia indiana

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  3. Mi sa che hai ragione...
    quando J ha fatto il master all'NJIT, nella sua classe c'erano due americani... gli altri 20 erano cinesi, vietnamiti, iraniani, ucraini, indiani...
    sai che ridere alla distribuzione del diploma!! Il nostro cognome (che e' gia' difficile da pronunciare essendo italiano) era il meno "massacrato"...
    Comunque ho un'amica astronoma in Tucson che ha fatto il PhD qui e sono 10 anni che lavora negli US... in Italia, diceva, se sei una donna, o sei sposata al prof taldeitali, o non hai possibilita' di avanzamento... qui le si e' aperto un oceano di opportunita'... qualche cervello, dai, scappa...

    Ma scusa, ma allora anche "la scuola italiana e' migliore di quella...." e' un altro luogo comune?

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  4. Moky,
    L'universita' italiana e' pessima. Applica il creterio che usi per le scuole dei tuoi figli qui in America. Come la giudichi una scuola dove si laurea uno studente su tre? E che spende per ogni studente un decimo di cio' che spendono le universita' migliori?

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  5. non solo si laurea uno studente su 3. ma succede anche che un neo-lureato in ing. informatica (poli MI) non abbia mai sentito o non ricordi cos'è un kernel.
    a me è successo di preparare l'intero esame di metallurgia senza nemmeno una ora di laboratorio.

    per fortuna non sono riuscito a laurearmi (cerco di essere una persona seria!) :-D

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  6. Ciao! Il fatto che stia pensando di fare un PhD a Berkley e che mi ritrovi su un blog in cui si parla di vita in california già rende bene l'idea della condizione (disperata?) in cui mi trovo.
    Però rientro bene nel luogo comune.
    Continuerò a pensarci su, magari leggiucchiando il blog di tanto in tanto. Mi disilluderò o mi convincerò?

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