martedì 16 dicembre 2008

Vlad

Vlad si era alzato presto quella mattina e come prima cosa si era preparato il caffe'. Gli piaceva la regolarita' rassicurante della sua vita. Dopo il caffe' la doccia e la barba. Come ogni giorno, da quando aveva inziato a lavorare. Rassicurante, confortevole routine. Sveglia alle 6, metropolitana alle 7 ufficio alle 8. Era rassicurante il progredire esatto delle ore. Si certo c'erano le ore di ufficio, grigie ed inutili. Ma poi arrivavano sempre le 5 del pomeriggio, e di nuovo la metropolitana e poi casa alle 6. Si c'era della perfezione nelle sue giornate.
Era una giornata speciale, era quasi emozionato mentre prendeva la metropolitana per recarsi nel POSTO. Erano giorni che ci fantasticava. Nessuno faceva mai caso a lui in metropolitana, in ufficio o dovunque fosse. Si stupiva sempre di come fosse trasparente per gli altri. Stranamente oggi qualcuno lo guardava interessato. Possibile che fosse cosi' lampante che andava al POSTO? Altre tre fermate e ci sarebbe arrivato e la sua vita sarebbe cambiata per sempre, ne era certo.
A prima vista il POSTO non appariva cosi' meraviglioso. Ad una prima occhiata sembrava solo un negozio di ferramenta . Ad una prima occhiata forse, ma Vlad sapeva che LEI era li'. Vlad sapeva che era li' che abitava. La prima volta che aveva ascoltato la SUA voce era successo davanti allo specchio, mentre si radeva. Era stato certo sin dall'inizio che si trattasse di una voce femminile. Chissa' perche' gridava poi, ci sentiva bene lui e detestava la gente che urlava. Urlare e' per chi non si controlla, e questo non e' bene. Ma LEI si controllava, il suo urlare era solo per sovrapporre la SUA voce sui pensieri ordinati di Vlad. Ad un certo punto Vlad aveva ceduto ed aveva cominciato a parlarle. "Come ti devo chiamare?" chiese una volta. Non che si aspettasse una risposta. Ma LEI gli aveva risposto :"Chiamami Hacha".
Non si era nemmeno sorpreso quando Hacha gli avevo ordinato: "Sono pronta, vieni a prendermi nel POSTO".
Vlad entro' nel POSTO e si diresse senza esitazione verso Hacha. Non aveva idea di come facesse a sapere dove fosse ma la trovo' senza esitazione. L'aveva salutata prima di prenderla in mano.
Come appariva falsa in quella forma di acciaio tagliente Hacha. Come ci stava bene nella mano, e quale potere sentiva scorrere in lei. "Hacha ti porto a casa " penso', "abbiamo cose da fare".
Voster semper Voster



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