mercoledì 17 agosto 2016

Emmevi

Quando uno su linkedin ha un titolo altisonante ( e se vi sembra che me la stia tirando è così) riceve regolarmente tre tipi di richieste:
- l'indiano che da Calcutta vuole i tuoi riferimenti per venderti qualche software
- la venditrice  di beni o servizi con foto profilo da Vanda la  pantera del ribaltabile,  che ti invita per un caffè per discutere di che può fare per te ( in tutti i sensi)
-i recruiter o richieste legittime di persone incontrate per affari.
Qualche tempo fa ricevetti la richiesta anomala  di Emmevi:' Programmatore a ?'.
Emmevi per me era cio' che Mozart era per Salieri: lui un genio assoluto per il software , io bravo bravissimo ma non geniale. Ma capace di riconoscere il talento sublime nelle linee di codice.
La prima volta che lo incontrai fu ad una lezione alla Nave del Politecnico di Milano. Primo o secondo anno, quando le aule sono ancora piene di aspiranti ingegneri. Pochi posti disponibili per chi arrivava tardi, ed in piccionaia. Chiesi ad in tizio magro e dall'aria scocciata se potesse liberare il posto accanto al suo occupato da una pila di quotidiani stropicciati. Sbuffando li buttò a terra e mi fece posto.
Quella scena si ripetè spesso nei giorni seguenti, e cominciammo a scambiare quattro chiacchiere. Ci sedemmo vicini anche in altri insegnamenti ( comuni all'epoca per ogni ramo dell'Ingegneria). Diventammo quasi amici, abbastanza simili per piacerci: procrastinatori, disincantati, arroganti e di talento.
Arrivarono gli esami finali e con essi il rito crudele della restituzione degli scritti prima degli orali ( per chi li aveva passati), consegnati in ordine crescente di voti.
E regolarmente Emmevi riceveva per ultimo il compito o ad exequo con me.
Un professore una volta vedendoci insieme  commentò che  si trattava di un incontro 'al vertice'. Ci perdemmo di vista dopo il biennio, ma nella mia mente Emmevi in tutti questi anni era da qualche parte li' fuori  a diventare capo della ricerca di qualche prestigiosa multinazionale.
Ho cercato sul web che fa; ha lasciato il software e commercia figurine e schede telefoniche sul web. Ha problemi di schiena, è disperatamente solo, è magro e triste.
Non è così che doveva finire Mozart. Non ho accettato la sua richiesta su linkedin.

Voster semper Voster

4 commenti:

  1. Ma capace di riconoscere il talento sublime nelle linee di codice: guarda, mi hai messo una curiosità pazzesca.
    Come minimo ti chiedo in che linguaggi programmavi (o programmi).
    Io programmo di mestiere ma sono autodidatta, mai fatto alcun corso "ufficiale".
    Quando vedo i programmi del mio capo, penso "Ecco, davvero è un dio della programmazione." Dei codici puliti e bellissimi, logici. Comunque il mio capo non è un genio nerd... mi sa che l'essere troppo nerd alla fine inficia le possibilità insite nella genialità.

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    1. Ada, Eiffel, Smalltalk, C++, Java per i linguaggi object oriented. ed essendo della "generazione "dei linguaggi strutturati Fortran, Pascal, Basic e qualche sperimentazione di Cobol. E ti confesso un debole che fu per l'assembler dello Z80 e del 8086

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    2. Io attualmente Matlab. Ogni tanto rispolvero il c (ma il c++ non l'ho mai usato). Matlab ci faccio cose anche object oriented... ma attualmente lo uso per analizzare i dati dei vari esperimenti (i codici grosso modo li scrivo io utilizzando varie librerie che abbiamo sviluppato noi. Tipo adesso sto facendo delle figure che devono risultare perfette (per i nostri standard) e ho appena finito e mandato tutto).

      Un tempo molto lontano ho utilizzato il fortran 90. Il primo linguaggio in assoluto fu il Basic (ma non ci feci molto, ero bambina) e invece con il Turbo Pascal ho fatto un bel po' di cose carine (per la me di quel tempo).

      Ma ti dirò: il primo approccio a Matlab è stato "Eh, lo devo imparare perché mi serve ma io sarò sempre e solo fedele al c!"
      Invece, cosa ti devo dire, adesso sono una fanatica di Matlab!!! Dopo che ho visto la programmazione ad oggetti e le varie cose che può fare...

      Perdona il commento fiume! Non lo faccio più!

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    3. Matlab mi evoca trasfomate di Fourier, ed i passaggi dal dominio delle frequenze a quelle del tempo. Ancora tremo all'idea

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