giovedì 5 marzo 2015

Una lunga giornata

Ed eccomi in metropolitana, la Bart di San Francisco, mentre ritorno a casa dopo un'infinita giornata di lavoro.
Devo aver stretto tutte le mani del mondo, risposto a tutte le domande mai formulate, e sorriso a tutte le persone sulla terra.
Ho la cravatta allentata, il mio bellissimo vestito blu è ora sgualcito e la camicia non più candida.
Ho una magnifica aria decadente, un aspetto sfatto ma in qualche modo carismatico e distinto.
La mia mente vaga e cerco disperatamente di trattenerla nei confini sicuri della razionalità, nel recinto del certo e soddisfacente.
Le luci arancioni del crepuscolo di San Francisco non aiutano.
Così mi perdo in mondi immaginari di erba soffice e pioggia fresca e pulita.
Un tizio male in arnese vicino a me sa di selvatico e così mi riporta a questa consunta realtà.
Mi chiedo sempre se esista un mondo ideale dove le cose siano la perfezione  che vagheggiamo.
Devo pisciare.
Voster semper Voster

6 commenti:

  1. A me, questo Tuo scritto Mi ha quasi commossa.
    Bacio!

    A questo punto avrai pisciato.
    Valescrive

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  2. La commozione frequente è il primo segno di senilità. :-)

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  3. me sto a invecchia', e' vero!

    (no ma e' pure empatia, e' pure che in certe emozioni mi ricosco. sono umana anche io :))

    valescrive

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  4. Spero tu sia riuscito a trovare un bagno in tempo ;)

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  5. Ho quasi 18 anni, non ho nemmeno finito la scuola ma sogno la silicon valley per realizzarmi e per vivere la mia passione, la tecnologia! Ti seguo e stimo, vorrei essere come te "da grande"..!

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