domenica 9 aprile 2017

Viaggio a Podopoli - Prima Parte

Nel 1458 Enea Silvio Piccolomini divenne Papa con il nome di Pio II. Originario di Pienza, nella Val D'Orcia, impiego consistenti risorse papali per fare del piccolo borgo toscano un modello rinascimentale ideale di città, non solo architettonico. Il suo intento era quello di creare una città ed un modo di vivere perfetto che rappresentasse al meglio  il senso estetico ed i valori del rinascimento.

Podopoli è una città creata nel nulla più di 50 anni fa, nel mezzo dell'Europa, come modello ideale del modo di vivere europeo. Non furono lesinate risorse per la sua creazione ne' per  consulenti di sociologia, architettonici ed esperti di modelli sociali. Le più grandi menti progressiste furono interpellate per la sua fondazione, tutte le minoranze interpellate. Podopoli è oggi il modello ideale della società europea.
Ci sono stato la settimana scorsa, quello che segue  è un fedele racconto del mio viaggio.

Arrivo a Podopoli
E' Domenica pomeriggio,  l'aereo prima di atterrare a Podopoli spegne i motori e comincia la lunga discesa come un grosso aliante in balia dei venti. A Podopoli non si vuole inquinamento, sono vietate le auto a combustione, ma anche i motori dei jet. Certo, qualche incidente d'aereo c'e' stato per questo, ma le autorità della città si auspicano che prima o poi si possa bandire il traffico aereo da Podopoli.
Esco dal tunnel che porta al terminal, e finalmente trovo il camerino che tanto colpisce i turisti in visita la prima volta. E' una piccola stanza  unisex (a Podopoli è vietato discriminare per il sesso) in cui i forestieri ricevono istruzioni molto precise su come comportarsi nella città. Il primo insegnamento e' cosa fare nel camerino; ci si entra uno alla volta, ci si spoglia completamente dei vestiti indossati (devono essere deposti e sigillati in un apposito sacco di plastica e riaperti solo alla partenza) e ci si spalma su tutto il corpo una crema scura, ponendo cura soprattutto che il viso e le mani non  mostrino il colore della pelle. Fatta questa operazione ci si veste con un tunicone unisex marrone chiaro completo da un cappuccio integrale che copre anche gli occhi.
A Podopoli tutti sono uguali, non ci sono uomini o donne o occhi e pelli diverse. Mi diedero anche   un nuovo nome, un numero, che non ha quindi riferimenti religiosi o sessuali. I numeri dei nomi sono tutti pari, niente discriminazione a Podopoli, neanche di numero.
Vestito da podopoliano, mi reco alla consegna dei bagagli. Ognuno li scarica da se' direttamente dall''aereo, democraticamente e senza utilizzo di macchinari che aumenterebbero i gas dannosi all'ambiente. Gli addetti ai bagagli controllano le operazioni, e periodicamente consultano via radio un addetto sindacale che vigila sui diritti dei dipendenti.
Reperito il proprio bagaglio si può uscire dall'aeroporto ed attendere in coda un Taxi. Vi è un addetto che controlla lo stato di carica delle batterie dei taxi e soprattutto si informa periodicamente sullo stato di salute dei tassisti. Se quel giorno i tassisti decidono che è urgente indire un'assemblea, semplicemente lo fanno. I passeggeri possono però imboccare una strada pedonale che in soli sei km li porterà nel centro città.
Il lavoro di tassista è ereditario e si trasmette in famiglia, e sono gli unici individui a Podopoli che possiedono un'auto (elettrica).

L'Albergo e la Prima Cena

Arrivato in taxi in albergo, mi viene chiesto di digitare su un modulo elettronico il mio nome originale e quello podopoliano. Mi viene data la stanza,  che raggiungo a fatica per via delle scale (avete indovinato, niente ascensori a Podopoli).
Faccio una doccia con la famosa acqua podopoliana, riciclata ormai da cinquanta anni, e sì puzza di piscio. Osservo sulle pareti  i simboli delle religioni di stato osservate nella citta'; Piu' di 2600 piccole icone che simboleggiano le divinità indù, il verde dei musulmani, una piccola croce, e la quasi totalità dei culti esistenti. La città osserva una qualche festività  religiosa 180 giorni  su 362. Osservano integralmente le giornate di festa, senza che nessuno lavori (è proibito per legge)
Ho fame, scendo nella hall e trovo il ristorante, il buffet è l'unica opzione ed è esattamente come forse avete sentito raccontare; niente tavoli con il cibo, ma una prato con su distese tristi verdure dal colorito pallido, biologiche e a ridotto impiego d'acqua.  Il sapore è vagamente plasticato, ma assolutamente corrette per l'ambiente. Non ci sono camerieri, gli impiegati dell'hotel nei loro tuniconi marroni coperti in viso vigilano di continuo che gli ospiti non violino i loro diritti.
Mangiare senza levarsi il cappuccio è  scomodo, e le mi schifose verdure si colorano di nero al contatto con le mie labbra dipinte.

(Continua)


Voster semper Voster







2 commenti:

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